Postura e Movimento

Postura e Movimento

Con il termine “postura” spesso si intende una posizione laboriosa e statica del corpo mantenuta nel tempo secondo canoni predefiniti; a dire il vero questo concetto di staticità non coincide realmente con lo scopo essenziale per il quale il nostro organismo è stato creato, ovvero il movimento.

 

Da qui deriva un concetto di “postura” un po’ più ampio: è il risultato dinamico di componenti attive e passive, in relazione alla gravità, in un sistema globale di segmenti (Bouisset & do 2008).

 

L’importanza di possedere una postura corretta non è soltanto utile a coloro che soffrono dei più svariati dolori causati da eccessive tensioni muscolari, ma risulta essere di basilare importanza anche per un soggetto sportivo: se l’atleta possiede un buon assetto corporeo riesce ad ottimizzare meglio il funzionamento muscolare migliorando la performance, eseguendo i gesti in modo molto più preciso, economico, con minor probabilità di incorrere in infortuni.

 

Al contrario, una scarsa stabilità posturale sarà caratterizzata da un’enorme disordine interno delle catene muscolo-fasciali (tensione eccessiva e di reclutamento delle fibre muscolari, di inibizione di determinati gruppi muscolari, di alterazione del corretto timing d’ attivazione): la prestazione diminuirà in quanto vi saranno dei continui compensi che condizioneranno l’esecuzione fine di un determinato gesto.

 

Ma come avviene l’apprendimento di un movimento? Attraverso una ripetizione variegata di esso.

 

La tendenza alla ripetizione meccanica è un processo che fa parte della nostra vita. Ciascuno di noi si sarà accorto che spesso tende a ripetere gli stessi errori, a conservare le stesse abitudini, anche quando esse si rivelano poco funzionali o addirittura portano a dolore.

 

Per apprendere un movimento serve ripeterlo, la sua ripetizione crea un’abitudine e le abitudini si consolidano nel tempo.

 

Modificare una vecchia abitudine (ovvero cercare di cambiare l’esecuzione di un determinato movimento) significa apprendere una modalità differente di utilizzare il proprio corpo: in parole semplici aumentare la sua “variabilità”.

 

Attraverso il leggero cambiamento, vengono aumentate le potenzialità di adattamento alle nuove situazioni.  

 

Un’abilità appresa con una sufficiente variabilità di condizioni permette di soddisfare le richieste di ambientali ed i compiti che continuamente si modificano.

 

Fino a qualche tempo fa la variazione durante l’esecuzione di un gesto considerata come un qualcosa di negativo, un errore da non commettere: in realtà sempre più studi sostengono che la capacità di adattarsi alle situazioni è un aspetto positivo e necessario per il corpo (Latash 2012).

 

Possedere un elevata possibilità di cambiamento viene chiamata “variabilità coordinativa” ed essa è un aspetto vitale anche per limitare gli infortuni da micro-traumi ripetuti.

 

Man mano che la variabilità di movimento si riduce, diminuirà nel tempo l’ampiezza del gesto fino ad arrivare ad una soglia ove il rischio d’ infortunio è considerevole (Lipsitz et al. 2002).

 

Una strategia motoria poco varia porta alla ripetizione di informazioni a livello sensoriale che enfatizzano (laddove presente) la percezione del dolore (Stergiou & Decker 2011).

 

Come detto, gli approcci tradizionali all’esercizio fisico suggeriscono la ripetizione costante di un gesto, ma tale ripetizione stereotipata rinforza le abitudini pre-esistenti. E se queste sono errate, probabilmente verranno consolidate in modo scorretto.

 

Per migliorare la variabilità di un gesto è necessario portare l’attenzione ai singoli passaggi che hanno creato l’abitudine.

 

Occorre affinare la sensibilità e l’ascolto delle sensazioni corporee relative e le differenze che accadono durante l’esecuzione del movimento: aumentare l’auto-consapevolezza attraverso un’ esplorazione sensoriale cosciente del proprio corpo.

 

Prendiamo ad esempio il gesto del camminare.

 

Il cammino (o la corsa) sono il risultato dell’integrazione funzionale dell’ unità passeggero (testa, tronco e braccia) con l’ unità locomotrice (arti inferiori) (Perry 1992).

 

Per ottimizzare la qualità di questo movimento potrebbe essere d’ aiuto enfatizzare la consapevolezza dei vari segmenti aumentando la loro “variabilità coordinativa”.

 

Si potrebbe: i) portare l’attenzione sul movimento di un’ anca in relazione all’ arto inferiore omolaterale, ii) portare l’ attenzione sul movimento di un arto superiore rispetto alla posizione dell’ arto inferiore omolaterale, iii) camminare esasperando il movimento pelvico, iv) camminare variando la velocità esecutiva nell’ oscillazione degli arti superiori, v) camminare muovendo soltanto un arto superiore, vi) camminare tenendo gli arti superiori entrambi fermi.

 

Tutte queste modalità tendono a creare una varietà nel movimento tradizionale facendo emergere degli aspetti insoliti da esaminare. Utilizzare delle modifiche sul tema da l’ opportunità al soggetto di trovare delle soluzioni alternative da affiancare a quelle abitudinarie arricchendo il proprio bagaglio motorio con lo scopo di migliorare l’ efficienza esecutiva del gesto principale.

 

BIBLIOGRAFIA

Bouisset S, Do M-C. Neurophysiol Clin 38: 345–62, 2008.

Latash ML.Exp Brain Res. 2012 Mar;217(1):1-5.

Lipsitz LA. J Gerontol A Biol Sci Med Sci. 2002 Mar;57(3):B115-25

Perry J. SLACK Incorporated; 1992.

Stergiou N, Decker LM. Hum Mov Sci. 2011 Oct;30(5):869-88.

 

Steso e redatto da:

Dott. Luca Cavaggioni

PhD in Sport Sciences (Università degli studi di Milano), Dottore magistrale in Scienze dello Sport (Università degli studi di Milano), Chinesiologo, esperto in tecniche di rieducazione posturale globale, respirazione e movimento. Certificazione FMS 2lev e YBT, diploma Metodo Mézières, certifcazione Pancafit®.

In ambito sportivo, è stato preparatore fisico nel Settore Giovanile della Pallacanestro Varese e nell’ A.S. Varese 1910 (prima squadra) dove si occupava del recupero infortunati.

Attualmente è Chinesiologo ed effettua consulenze professionali con singoli e squadre sportive.

Si occupa, inoltre, della preparazione fisico-posturale di nuotatori Paralimpici d’élite (Polha Varese, progetto “Acquario” per i Giochi Paralimpici di Rio 2016 – Londra 2012; Campionato del Mondo Glasgow 2015 – Mexico City 2017; Campionato Europeo Eindhoven 2014 – Funchal 2016).

Comunicato Stampa

La Redazione

Pubblicato il 1/12/2017

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