A Sanremo 2018 il Pizzomunno

A Sanremo 2018 il Pizzomunno

Sul palco del teatro Ariston di Sanremo 2018 arriverà anche La leggenda di Cristalda e Pizzomunno cantata dal grande artista italiano Max Gazzè, accompagnato da Roberto Gatto alla batteria e da Rita Marcotulli al pianoforte. Il Pizzomunno, simbolo della città di Vieste nel Gargano in Puglia, è il grande faraglione bianco che sovrasta la costa sud. Bello, alto, splendente, bianco candido,  sopra un mare azzurro, il Pizzomunno racchiude una leggendaria storia d’amore riproposta a Sanremo in una canzone di Max Gazzè dalla grande leggerezza creativa.

 

Si narra infatti che Pizzomunno,  un affascinante pescatore di Vieste innamorato della sua bella Cristalda, giovane e altrettanto affascinante fanciulla, ogni giorno al calar del sole si imbarcava dalla spiaggia  di Vieste per andare tra le onde del Mediterraneo per svolgere il suo lavoro. Ma durante la notte Pizzomunno veniva richiamato dalle voci ammalianti delle sirene, che lo corteggiavano e lo volevano tutto per loro. Pizzomunno però era fedele alla sua amata ed ogni volta le rifiutava suscitando in loro un forte odio. L’invidia delle sirene era tale che una sera, mentre i due giovani amoreggiavano sulla spiaggia, esse trascinarono con forza Cristalda negli abissi del Mediterraneo. Pizzomunno non riuscendo a salvare la sua amata si pietrificò dal dolore e si trasformò nella bellissima roccia candida circondata da acque cristalline, che oggi è l’emblema della città di Vieste. La leggenda continua, perché l’amore vero è eterno e narra che ogni 100 anni proprio su quella spiaggia i due amanti si ricongiungono fino all’alba, quando  ai  primi raggi di sole le sirene giungono dal mare per riprendersi la giovane donna. In quel preciso istante in cui Cristalda raggiunge gli abissi marini anche Pizzomunno ritorna ad assumere le sembianze dello splendido monolite bianco ai piedi di Vieste.

 

Ecco il testo della canzone:

 

La leggenda di Cristalda e Pizzomunno

Tu che ora 
Non temi, 
Ignorane 
Il canto… 
Quel coro ammaliante

Che irrompe nella mente 
E per quanto 
Mulini 
Le braccia oramai 
Non potrai 
Fare più niente. 

Ma se ti rilassi 
E abbandoni 
Il tuo viso 
A un lunghissimo 
Sonno, 
O mio Pizzomunno, 
Tu guarda 
Quell’onda 
Beffarda 
Che affonda 
Il tuo amore indifeso. 

Io ti resterò 
Per la vita fedele 
E se fossero 
Pochi, Anche altri cent’anni! 
Così addolcirai gli inganni 
Delle tue sirene… 
Cristalda era bella 
E lui da lontano 
Poteva vederla 
Ancora così 
Con la mano 
Protesa 
E forse una lacrima scena 
Nel vento. 

Fu solo un momento, 
Poi lui sparì 
Al largo 
E lei in casa cantando… 
Neppure il sospetto 
Che intanto 
Da sotto 
La loro vendetta 
Ed il loro lamento! 

Perché poveretta 
Già avevano in cuore 
I muscoli tesi 
Del bel pescatore, 
E all’ennesimo 
Suo rifiuto 
Un giorno fui punito! 
Ma io ti aspetterò… 
Io ti aspetterò, 
Fosse anche per cent’anni aspetterò… 
Fosse anche per cent’anni! 

E allora dal mare 
Salirono insieme 
Alle spiagge 
Di Vieste 
Malvaghe 
Sirene… 
Qualcuno le ha viste 
Portare 
Nel fondo 
Cristalda in catene 
E quando 
Le urla 
Raggiunsero il cielo, 
Lui impazzì davvero 
Provando 
A salvarla, 
perché più non c’era… 
E quell’ira 
Accecante 
Lo fermò per sempre. 

E così la gente 
Lo ammira 
Da allora, 
Gigante 
Di bianco calcare 
Che aspetta tuttora 
Il suo amore 
Rapito 
E mai più tornato! 

Ma io ti aspetterò… 
Fosse anche per cent’anni aspetterò… 
Fosse anche per cent’anni aspetterò… 
Fosse anche per cent’anni! 
Io ti aspetterò 
Fosse anche per cent’anni! 

Si dice che adesso 
E non sia leggenda, 
In un’alba 
D’agosto 
La bella Cristalda 
Risalga 
Dall’onda 
A vivere ancora 
Una storia 
Stupenda.

 

Alessia Campaniello
4A Liceo Scientifico “Fazzini-Giuliani” – Vieste – Testo pubblicato sul portale dell’emittente radiofonica Onda Radio-Vieste.

La Redazione

Pubblicato il 31/01/2018

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