Villa Arconati -FAR presenta i suoi tesori

Villa Arconati -FAR presenta i suoi tesori

FAR Tiberio-Vivilanotizia

Bollate (MI) – Villa Arconati FAR è già pronta ad aprire le porte ai suoi visitatori, ma la grave situazione di emergenza sanitaria dovuta al diffondersi di Covid-19 non lo permette ancora, così ha pensato di far conoscere meglio al pubblico i tesori che la piccola Versailles di Bollate racchiude al suo interno e quando sarà il momento e i portoni si spalancheranno di nuovo tutti potranno ammirarli da vicino.

 

Tra le meraviglie antiche e moderne custodite a Villa Arconati-FAR, ce n’è una davvero unica, che nessun’altra villa del Nord Italia può vantare: è la colossale statua classica di Tiberio, una scultura originale in marmo del primo secolo dopo Cristo alta quasi tre metri, custodita all’interno della gipsoteca al piano terra.

 

La storia di questa scultura è tanto antica quanto affascinante: Galeazzo Arconati, primo proprietario della villa, era cugino da parte di madre dell’Arcivescovo di Milano più conosciuto di tutti i tempi, Federico Borromeo. Il Cardinale si occupò dell’educazione di Galeazzo, portandolo con sé diverse volte a Roma, nei suoi viaggi alla corte papale. I due furono, dunque, tra i primi a poter vedere le magnifiche statue classiche che stavano riaffiorando negli scavi, da poco inaugurati. La statua, che colpì profondamente l’Arconati per la sua bellezza classica perfetta, venne da lui creduta Pompeo Magno, ovvero la scultura sotto la quale secondo la leggenda fu pugnalato Giulio Cesare. L’Arconati riuscì, di certo con non poche difficoltà, ad accaparrarsi la scultura, che compì un viaggio di parecchi mesi – sopra ad un carro trainato da buoi – per giungere a Castellazzo, nel giardino di Villa Arconati.

 

Ma perché proprio a Castellazzo e non in uno dei Palazzi Arconati di Milano?

Perché proprio a Castellazzo Galeazzo Arconati stava costruendo la sua “villa di delizia”: una residenza dove ospitare le personalità più illustri in visita e dimostrare – attraverso l’arte, il lusso e lo svago – il prestigio e il potere della famiglia Arconati.

 

Quando arrivò a Castellazzo, la scultura fu collocata all’interno del giardino, vero fiore all’occhiello della residenza, dove poteva essere ammirata da tutti all’interno di una cornice davvero spettacolare.

Tuttavia, i successori di Galeazzo debbono avere pensato che questo pezzo unico potesse rovinarsi nel giardino, a causa degli agenti atmosferici. Verso la metà del Settecento la scultura fu, perciò trasportata all’interno della Villa, nel salone che ospitava le sculture della collezione Arconati, naturalmente collocata all’interno di uno spazio che ne esaltasse il valore.

Il giardino, però, non rimase sguarnito! Una copia in arenaria della scultura fu, infatti, collocata all’interno del Teatro di Pompeo.

Dopo quasi duecento anni in cui la scultura fu creduta Pompeo Magno e magnificata per essere stata “la statua sotto la quale fu pugnalato Giulio Cesare”, ad inizio Ottocento il critico Giuseppe Bossi per primo avanzò dei dubbi circa il fatto che la scultura ritraesse Pompeo, indicando invece come più probabile che si trattasse dell’imperatore Tiberio.

 

La storia della scultura classica di Castellazzo, dunque, affonda le sue origini nel Seicento, ma dopo quattro secoli continua a dimostrare ancora oggi l’amore per l’arte che contraddistingue da sempre la Villa. Un amore che da Roma ha fatto giungere nella piccola grande Castellazzo un pezzo davvero unico al mondo.

 

La Redazione
Pubblicato il 20/03/2020

 

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